Tutti vogliono viaggiare
in Prime: la folle corsa
per ospitare Amazon

In palio ci sono 50.000 posti di lavoro e investimenti per 5 miliardi di dollari. I partecipanti sono 238 e arrivano da tre stati messicani, sette province canadesi e 43 stati americani, più District of Columbia e Porto Rico. È la corsa al secondo quartier generale di Amazon, che affiancherà il “campus” di Seattle.

Il colosso dell’e-commerce ha annunciato il piano nel settembre scorso. In un comunicato, spiegava di preferire un’area metropolitana con almeno un milione di abitanti e un sito lontano non più di 30 miglia da un grande centro e 45 minuti da un aeroporto internazionale, vicino a grandi arterie stradali. Più di tutto, però, come sottolineato dalle 21 occorrenze del termine in 8 pagine di documento, cercava incentivi.

Delle 238 offerte, circa 30 sono state rese pubbliche. Tante ne sono bastate, però, per provocare lo sdegno dell’America liberal, che ha visto in alcune proposte un esempio di quella che Bernie Sanders, senatore del Vermont e sfidante di Hillary Clinton nelle primarie democratiche del 2016, ha definito «la conquista dell’America da parte delle grandi aziende».

«PENSARE IN GRANDE ED ESSERE CREATIVI» – C’è chi ha colto il suggerimento della compagnia, che invitava a «pensare in grande ed essere creativi nell’elaborazione delle proposte».  Come Jason Lary, sindaco di Stonecrest, in Georgia, che si è offerto di rinunciare a 345 acri della sua giurisdizione per dare vita a una nuova città: Amazon, Georgia. Birmingham, in Alabama, ha disseminato le sue vie di maxi-scatoloni Amazon. New York si è accontentata di tingersi di arancione per una notte: «Arancione Amazon», ha precisato il primo cittadino, Bill de Blasio. Molti altri sindaci hanno lanciato appelli video che terminano con la stessa battuta. «Qual è il posto ideale per il secondo quartier generale di Amazon?», chiedono ad Alexa, l’assistente elettronica intelligente sviluppata dall’azienda di Jeff Bezos. Che risponde di volta in volta con la città del caso.

 

GLI SGRAVI FISCALI – La principale carta con cui i candidati provano ad attirare l’azienda resta però quella degli sgravi fiscali. Il New Jersey è arrivato a offrirne per 7 miliardi di dollari. Sarebbe un record, se nel 2013 lo stato di Washington non fosse arrivato a 8,7 miliardi per convincere Boeing a non trasferirsi. Chicago ha invece proposto 1,3 miliardi in crediti d’imposta Edge (Economic Development for a Growing Economy): un programma con cui alla compagnia verrebbe permesso di trattenere le imposte sul reddito dei suoi dipendenti. Gli impiegati, insomma, pagherebbero le tasse al capo anziché al governo.

LE MANI SULLA CITTA’ – Alcuni sono addirittura pronti a mettere l’apparato pubblico al servizio di Amazon. È il caso di Fresno, in California. La città, che si è lanciata nella corsa pur senza raggiungere la metà degli abitanti richiesti, ha proposto ad Amazon di entrare, di fatto, nell’amministrazione comunale. L’85% delle imposte pagate dalla compagnia, infatti, verrebbero convogliate in un fondo, gestito per metà da dirigenti di Amazon e per metà da funzionari pubblici. Il denaro verrebbe investito in case, strade e parchi. Nel dossier della candidatura si trova l’immagine di un’area verde con un cartello: «Questo parco vi è offerto da Amazon». «Il merito per il finanziamento di ogni progetto sarà attribuito ad Amazon», si legge. E se un’iniziativa dovesse avere risvolti negativi, «ad Amazon verrebbe dato il merito di averli mitigati».

«Questo parco vi è offerto da Amazon» a Fresno, California

LA MOTIVAZIONE – Il responsabile dello sviluppo economico del comune di Fresno ha spiegato così il programma al Los Angeles Times: «Anziché far finire i soldi in un buco nero, permetteremmo ad Amazon di avere voce in capitolo sul loro utilizzo.  Non verrebbero spesi per i vigili del fuoco delle periferie, ma per incrementare gli investimenti della compagnia in città».

AMAZON TASK FORCE – Sulla falsariga di Fresno si è mossa Boston, che ha proposto di dedicare alcuni impiegati comunali all’istituzione della “Amazon Task Force”. Compiti della commissione sarebbero quelli di aiutare l’azienda a soddisfare le esigenze dei dipendenti e di appianare eventuali conflitti tra la compagnia e la comunità.

«VIENI NELL’INDIANA!» – Le battaglie a colpi di incentivi per accaparrarsi aziende grandi e piccole sono pratica diffusa in America. Alcuni stati hanno addirittura investito in campagne pubblicitarie per attaccare stati concorrenti. Come l’Indiana, che ha disseminato il confine con l’Illinois di cartelli che recitano: «Illi-rritato dalle tasse più alte? Vieni nell’Indiana!».

45 MILIARDI DI MOTIVI PER TRASFERIRVI DA NOI – Nel 2016, le città e gli stati americani hanno accordato sgravi fiscali alle imprese per 45 miliardi di dollari. L’idea è di sacrificare una parte degli introiti fiscali per attrarre aziende e creare posti di lavoro nell’area. Secondo la fondazione Good Jobs First, però, per i tre quarti dei programmi di agevolazione statali e governativi non esistono prove che gli incentivi abbiano portato alla creazione di impieghi.

START UP NEW YORK – In alcuni casi, in effetti, i programmi non richiedono neppure di creare un numero minimo di posti di lavoro. In altri, viene fissata una cifra irrisoria. Lo stato di New York ha lanciato Start Up New York: un progetto che permette a chi avvia un’attività di non pagare tasse per dieci anni. Per accedere al programma è sufficiente creare un posto di lavoro all’anno. E c’è chi ha proposto di abbassare ancora l’asticella: uno nei primi cinque anni.

IL PARADOSSO DI FARGO – Nel 2016 il consiglio comunale di Fargo, nel North Dakota, si è riunito per decidere se concedere a FedEx, ditta di trasporti specializzata in spedizioni espresse, degli incentivi per aprire uno stabilimento in città. «Se non ve li concedessimo, si trasferireste comunque qui?», ha chiesto durante la seduta un consigliere a un rappresentante dell’azienda. «In ogni caso sì», è stata la risposta. Pochi minuti più tardi, gli incentivi sono stati approvati.

 

LA CITTA’ FRA DUE STATI – A Kansas City è sufficiente trasferirsi da un quartiere all’altro per avere diritto a sgravi fiscali per milioni di dollari. La città sorge infatti al confine tra gli stati del Kansas e del Missouri. Secondo la locale Hall Family Foundation, dal 2009 circa 6.600 posti di lavoro sono passati dal Missouri al Kansas; altri 5.500 hanno compiuto il tragitto opposto. Operazione che è costata ai due stati 331 milioni di dollari in mancato gettito fiscale. Come ha riassunto John Oliver, comico e conduttore dello show di satira e inchiesta politica Last Week Tonight with John Oliver: «Se si creasse un programma per cui le prime 1.100 persone a trasferirsi dal Kansas al Missouri ricevono una Ferrari, da guidare intorno a una pila di 30 milioni di dollari incendiata direttamente dallo stato, si risparmierebbero 20 milioni».

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